lunedì 10 marzo 2014

Packaging

Packaging

Non so voi ma io li trovo irresistibili. Di cosa sto parlando? Naturalmente dei Packaging creativi.


Nati essenzialmente per proteggere un prodotto, oggi assumono un ruolo fondamentale nella fase di vendita, superando il riduttivo concetto di imballaggio. Ci si trova difronte a delle vere e proprie opere d’arte, efficaci e originali allo stesso tempo, in grado di suscitare forti emozioni e ottimi risultati in termini di marketing. A confermarlo sono gli stessi brand, i quali si affidino sempre più frequentemente a designer specializzati in packaging prima di lanciare un nuovo prodotto sul mercato. 


Bando alle ciance, eccovi una mia top 7 sui migliori packaging creativi trovati su Pinterest:



1. Dei succhi di frutta davvero realistici
Alla prima posizione troviamo gli stupendi succhi di frutta ideati dall’australiano Yunyeen Yong.




2. Una carota di arance!
Un perfetto connubio tra prodotti molto diversi tra loro.




3. HairPost-it
Diamo un taglio a questi HairPost-it.




4. Vegetabrella
Cosa hanno fatto quelli della Tokyo Noble, un ombrella o un cespo di lattuga?




5. Pet's in smoking
Ottimo esempio di packaging non convenzionale.




6. Hanger Tea
Delle grucce davvero strane quelle progettate da Soon Mo Kang.




7. Pennelli stile Hipster 
Concept di Simon Laliberté, Università del Québec, Montréal




lunedì 24 febbraio 2014

Dal CRM al Social CRM

Dal CRM al Social CRM

I Social Network sono diventati parte integrante della nostra vita, utilizzati pressoché in ogni momento della giornata, rappresentano un punto saldo della società post-moderna. La crescita esponenziale di Facebook, Twitter, Instangram, Pinterest, solo per citarne alcuni, è la chiara dimostrazione delle potenzialità in termini di interazioni e relazioni, generate quotidianamente da queste piattaforme.

L'affermazione di nuove forme di aggregazione, rende i Social Network, delle straordinarie opportunità di promozione aziendale su larga scala e a basso costo. Attraverso di essi si può conoscere e fidelizzare il numero più elevato possibile di clienti e allo stesso tempo creare valore nel tempo per il proprio business. Da studente che sono, mi sono subito posto una domanda:

Attraverso i Social Network si può fare attività di vendita?

No, assolutamente no!! Eppure molte piccole aziende credono ancora il contrario, utilizzando i social come una vera e propria trasposizione e-commerce del proprio business. La presenza sui Social Network deve essere orientata all'instaurazione di relazioni durature e non alla vendita nel breve periodo. Ragion per cui, le strategie di marketing più inclini a una comunicazione di contenuti non convenzionali rispetto a quelle mirate al commercio in senso stretto, sono sicuramente le migliori. L'ideale sarebbe un messaggio virale con un riferimento nascosto alla vendita, il che di per se non è semplice, ma non impossibile.

Cosa possono fare le aziende sui Social Network?

Innanzitutto, possono ascoltare e partecipare attivamente nelle community online, comprenderne al meglio i comportamenti e identificare quegli influencer che possano supportare le proprie strategie di comunicazione.
In altre parole, l'azienda che si affaccia al mondo dei social, deve adottare una filosofia basata sul Social CRM

Per SCRM si intende quella strategia di business che mira a coinvolgere i consumatori in conversazioni collaborative con l'impresa, creando nuove opportunità per essa e per i suoi clienti. 

Il Social CRM non è altro che la naturale evoluzione del classico CRM, il tutto supportato dalle nuove piattaforme tecnologiche. Eccovi la rapida evoluzione del Social CRM nel tempo, attraverso l'infografica esposta sul sito Getsatisfaction.com:



Il SCRM riesce a generare interazioni e relazioni molto più incisive rispetto al classico CRM. Evolvendosi da modello di gestione, caratterizzato da un'offerta fortemente personalizzata (Mass Customization) e mirata alla soddisfazione-fidelizzazione del cliente, a un modello potenzialmente in grado di sfruttare i Social Network al meglio, proponendo contenuti virali, capaci di incentivare e facilitare le conversazioni tra gli utenti. In questo modo, il SCRM fornisce interazioni basate sull'ascolto e sulla collaborazione tra imprese e consumatori, incrementando notevolmente il valore percepito del business.

Ecco le componenti del Social CRM da tenere maggiormente sotto controllo:



In conclusione, con il seguente post ho voluto evidenziare la centralità assunta dai Social Network nelle realtà imprenditoriali, indipendentemente dal volume d'affari prodotto. Inoltre, è bene ricordare che per perseguire strategie di SCRM, non basta solo affidarsi a Web Agency ed esperti del settore ma, è necessaria una ridefinizione a priori di ruoli, competenze e cultura interni all'azienda, tutto in un'ottica social. In modo tale da sfruttare appieno la portata di questi nuovi canali comunicativi, evitando errori colossali.

mercoledì 19 febbraio 2014

Marketing territoriale

Marketing territoriale

Il marketing territoriale è un concetto relativamente nuovo e complesso, molto vicino al marketing aziendale per tecniche e linguaggio utilizzati ma, allo stesso tempo differente sotto vari aspetti.
Una sua definizione, largamente condivisa tra gli addetti ai lavori, è quella del docente di Marketing S. Chiariello:



“Il Marketing Territoriale è la disciplina che studia il territorio e il mercato degli investitori, con lo scopo di rilevare dati e informazioni utili alla definizione e attuazione di un piano strategico di marketing territoriale, condiviso da operatori pubblici e privati, incentrato sulla promozione e vendita dell’offerta territoriale (cioè un prodotto sostanziato da un insieme di servizi infrastrutturali, energetici, formativi, etc.) in cambio di nuovi investimenti profittevoli, i quali, senza stravolgere l’ambiente e la cultura, possano risultare di aiuto anche in termini di rafforzamento della competitività e dell’internazionalizzazione delle imprese, nella prospettiva di accrescere il tasso di occupazione e quindi il benessere sociale.” (Chiariello, 2007).



Che relazione esiste tra marketing e territorio?


Per rispondere alla domanda dobbiamo considerare il territorio, non più come mero oggetto fisico ma, bensì come una pluralità di soggetti che condividono una strategia di fondo di creazione di valore. Queste entità, Pubblica Amministrazione, Università, imprese e cittadini, andranno a definire in un ottica di lungo periodo, il posizionamento e l'identità di un territorio, attraverso l'individuazione di una "destination" chiara e facilmente riconoscibile agli occhi dei consumatori. Per destination si intende la creazione di un sistema locale di offerta turistica (SLOT) capace di attrarre risorse esogene ed endogene al territorio.


Quello che voglio dire in questo post, è che attraverso il marketing territoriale, si può bypassare il circolo vizioso dei finanziamenti pubblici tanto caro alle istituzioni ma, non sempre utilizzato a dovere per lo sviluppo di un territorio. Bisogna capire è che lo scambio opportunistico tra utenti, non ha mai portato grandi vantaggi per le aree geografiche particolarmente disagiate. Motivo per cui, le imprese non possono essere incentivate ad attivare politiche di investimento, solo per mezzo di agevolazioni fiscali ed economiche, poiché terminato il sostegno pubblico, di sicuro de-localizzeranno in quei luoghi più favorevoli al loro profitto, lasciando il territorio in gravi difficoltà.

Come si può aumentare l’attrattività di un territorio?


Al fine di evitare aree geografiche strettamente collegate a un solo comparto produttivo, l'esempio di Termini Imerese è lampante, è meglio istituire distretti attrattivi agli investimenti, i quali attraverso politiche di valorizzazione di quei fattori tangibili e intangibili, riescono a rendere più appetibile un territorio sul mercato. L'attrattività territoriale creerà dunque maggiori opportunità per tutti, dalle aziende ai cittadini, incrementando notevolmente il valore netto positivo (VNP) percepito.

Criticità


Non è tutto oro quello che luccica, si potrebbe dire. Uno dei principali problemi del marketing territoriale è il difficile raggiungimento dei propri obiettivi, dovuto essenzialmente a un deficit di governance, tipica degli enti pubblici. Come ben sappiamo, il management di un'impresa ha obiettivi comuni e ben definiti, mentre con il marketing territoriale molto spesso si assiste alla collaborazione di diversi soggetti, più o meno capaci e con finalità del tutto discordanti tra loro. In questo modo non si massimizza affatto l’utilità pubblica, anzi si sperperano risorse, per mancanza di coordinazione tra i diversi operatori chiamati in causa. Il territorio non essendo gestito in un’ottica imprenditoriale, non viene venduto ai potenziali consumatori come un vero e proprio prodotto, il che si traduce in perdite per l'intera area geografica e per i soggetti residenti.



venerdì 14 febbraio 2014

Le "5" P del Marketing Mix

Le "5" P del Marketing Mix

No, non è un errore, non avete letto male, ho scritto proprio "Le 5 P del Marketing Mix" e adesso vi spiego anche il perché.

Innanzitutto, chiariamo il concetto di marketing mix e le sue famose 4 P teorizzate da E. Jerome McCarthy, professore di Marketing presso la Michigan State University.
Il marketing mix è un processo che attraverso la combinazione di una serie di azioni poste in essere da un'azienda, mira ad identificare una strategia di marketing utile al raggiungimento dei propri obiettivi. Le 4 P evidenziate dal modello sono le 4 variabili messe a disposizione dell'utilizzatore per formulare una valida strategia di marketing.

Le 4 P sono:
1.    Product, ovvero il bene o servizio offerto al potenziale cliente, comprensivo anche di una serie di attributi accessori ad essi collegati, come qualità, design, sicurezza, ecc.
2.    Price, il corrispettivo che il consumatore è disposto a pagare per un determinato prodotto. Il prezzo è l'unica variabile capace di generare ricavi, gli altri rappresentano tutti dei costi.
3.    Place, inteso come punto vendita, è l'insieme delle attività sviluppate dall'impresa, allo scopo di permettere il collegamento tra prodotto e consumatore. Fondamentale è la scelta di canali distributivi adeguati.
4.    Promotion, è la strategia di promozione e persuasione rivolta al consumatore. L'attuale concezione della promotion è orientata a una comunicazione personalizzata.

Spiegato brevemente il concetto del marketing mix, andiamo ad introdurre quella che secondo il mio parere può essere considerata a tutti gli effetti una nuova P del modello in questione.


People, People e ancora People, ecco la 5ª P del Marketing mix. Il mutamento degli obiettivi di marketing registrati negli ultimi 15 anni, passaggio caratterizzato da un orientamento al prodotto a un orientamento alle relazioni, ha enfatizzato l'importanza delle persone per il successo di un qualsiasi business. La potenza delle relazioni non può essere ignorata, oggi la fidelizzazione del cliente è strettamente correlata allo sviluppo di un'impresa, brand o prodotto. Concetti questi che trovano conferma nel marketing relazionale. Quello che voglio dire è di non basarci in via assolutistica su un modello teorizzato addirittura negli anni '60, certamente non sto dicendo di dimenticare il passato, ma di ampliare il concetto del marketing mix e collegarlo al contesto attuale. Ad esempio per i "Cloud storageè così importante il Place?

Come siamo arrivati a tutto ciò?
Semplice, grazie ad Internet!
I consumatori moderni non sono più gli utilizzatori passivi del passato e gli strumenti messi a loro disposizione dal boom dell'information technology hanno messo le imprese nella posizione di misurarsi quotidianamente con le loro esigenze. Necessità che, se non soddisfatte porteranno a ritorni negativi sulla Brand Reputation dell'azienda.

L'azienda cosa può fare per sfruttare le relazioni con i clienti?
Affidarsi a strumenti software di CRM, in modo da monitorare e valorizzare tutte le informazioni collegate ai consumatori, cosicché il management pianifichi ed implementi azioni strategiche per gestire una risorsa così importante.

lunedì 10 febbraio 2014

Crowdsourcing e Co-creazione

Crowdsourcing e Co-creazione

Nella attuale crisi economica, le aziende prima di tutti, hanno bisogno di riconsiderare il loro modo di innovare, trovando ispirazione anche attraverso canali del tutto estranei alla normale attività imprenditoriale.

Non a caso, negli ultime tempi, sentiamo parlare di Crowdsourcing e Co-creazione, due nuovi modelli di business basati sulla condivisione di idee tra impresa e cliente.

Partiamo con il definire che cosa è il Crowdsourcing, termine che deriva dall'unione di crowd, "folla", e outsourcing, "esternalizzare attività aziendali". Il crowdsourcing è la pratica volta ad ottenere nuove idee e contenuti, sollecitando un vasto numero di persone e in particolare la community online, evitando dunque il supporto di dipendenti e fornitori legati all'azienda. Le competenze messe a disposizioni da tutti per il tramite del web, rappresentano per le aziende un nuovo punto di partenza per creare e innovare, anche a basso costo.

Ecco una mappa dei principali esempi di Crowdsourcing pubblicata sul sito Crowdsourcing Result:



Vediamo quali sono i principali vantaggi e svantaggi legati al Crowdsourcing:

Vantaggi
   Riduzione del lavoro;
   Validi contributi a costi ridotti;
   Risultati migliori;
   Risoluzione a problemi difficilmente affrontabili internamente all'azienda.

Svantaggi
   Elevate probabilità di fallimento (qualità del lavoro, motivazioni economiche, ecc.)
   Ulteriori costi per raggiungere l'obiettivo ottimale;
   Remunerazione minima o non prevista;
   Nessun accordo scritto tra utenti e impresa;
   Stabilità del rapporto tra utenti e impresa;

Passiamo alla Co-creazioneè una strategia che mira alla realizzazione di un valore condiviso tra cliente e impresa. Importante nella co-creazione è la collaborazione tra consumatore e impresa, passaggio fondamentale nell'economia moderna. In tal senso, il consumatore non è più visto come soggetto passivo dell'offerta, ma attore principale nelle dinamiche evolutive di un'azienda. I consumatori, o meglio i "consumattori", cooperano con le imprese, favorendo lo sviluppo di nuovi servizi, prodotti e idee, utili all'accrescimento di un'esperienza condivisa di valore.


Fonte: rwconnect.esomar.org






















Vediamo quali sono i punti di forza e debolezza della Co-creazione:

Punti di forza
   Accesso a una ricca gamma di esperienze condivise;
   Innovazioni migliori, più rapide e meno rischiose;
   Minori costi;
   Generazione di Brand Loyalty.

Punti di debolezza
   Difficoltà nell'aprirsi per le imprese;
   La collaborazione è molto più complessa della competizione;
   Cultura del management;
   Difficile adattamento a modelli industriali di piccole dimensioni.

mercoledì 5 febbraio 2014

Shorten URL. Cosa sono?

Shorten URL. Cosa sono?

L'utilizzo dei sevizi di URL shortening è ormai comune a tutti. Quanti ne vediamo ogni giorno su Twitter?

Semplicità d'uso e perfetta integrazione con i canali di comunicazione, sono solo alcune delle caratteristiche offerte da questi servizi, diventati fondamentali in una campagna di social media marketing, soprattutto in quelle piattaforme con limitazioni dei caratteri da pubblicare. Oltre a questi vantaggi, forniscono un perfetto monitoraggio del traffico collegato all'URL, attraverso diversi tools creati ad hoc.

Esistono molte opzioni tra cui scegliere, differenti tra loro per servizi e performance offerti. Ecco una lista dei più famosi sul web:

1.    bitly.com

Lanciato nel 2008 è diventato famoso soprattutto grazie a Twitter. Oltre al servizio di shortening URL, fornisce diversi tools per la gestione delle statistiche collegate al link. Si possono infatti tracciare tutti i clicks ricevuti dallo shortened link, attraverso una semplice dashboard, organizzando al meglio tutti i nostri URLs.

2.    TinyURL.com

Lanciato nel 2002 da Kevin Gilbertson è stato per molto tempo il migliore sulla piazza. Oggi, tuttavia, ha perso posizioni per la mancanza di alcune caratteristiche fondamentali, infatti, offre solamente la personalizzazione del proprio URL.

3.    Goo.gl

Introdotto da Google nel 2009 è il secondo in ordine di popolarità. Come nel caso precedente vengono offerti, oltre al servizio di shortening URL, anche un controllo delle statistiche legate al link e uno spam report per segnalare indirizzi indesiderati.

4.   Ow.ly

Unaltra alternativa è ow.ly, proposta dalla HootSuite. Il servizio è il medesimo, tranne per il fatto che bisogna sempre inserire un codice CAPTCHA, prima di ottenere lURL in forma abbreviata. Ow.ly permette anche la condivisione di file, video e foto.

5.    Is.gd

Is.gd è un servizio di shortening URL molto intuitivo. Non fornisce alcun tool di supporto e si fonda sopratutto sulla velocità di creazione degli shortened link.

Ecco una mia infografica sulla popolarità dei vari siti:


domenica 2 febbraio 2014

Social video marketing vs Spot televisivo

Social video marketing vs Spot televisivo

Tv e internet sono due cose molto differenti tra loro. È come confrontare un lago a un oceano. Stesso discorso, se poi vi inseriamo pubblicità e marketing. Quello di cui vorrei parlarvi in questo post, è la differenza tra gli spot televisivi e il social video marketing. 
Oggi come ieri, la televisione resta un punto saldo nella comunicazione commerciale, tuttavia, le nuove tecnologie hanno contribuito allo sviluppo di nuovi canali comunicativi via via sempre più potenti. Social network, blog, siti web, forum e altre community online, diventano fondamentali per un'impresa, influenzandone, e non poco, la dinamica evolutiva.


Com'è possibile che molte PMI si affidino ancora ai vecchi metodi di comunicazione, non considerando minimamente internet e le sue potenzialità?

Faccio subito un elenco delle principali differenze tra i due mezzi di comunicazione:

   Budget TV vs Budget Internet;
   Diffusione Casuale vs Diffusione Mirata;
   Limitata tracciabilità vs Perfetta tracciabilità;
   Fasce orarie vs Loop;
   Complessità vs Semplicità;
   Integrazione Web-Spot vs Integrazione Web-Video;

Ciò che salta subito all'occhio sono i costi, elevati per la tv e ridotti per internet. Parlando di portata del messaggio, in entrambi i casi è eccellente se rapportiamo internet ai canali televisivi nazionali. I canali Mediaset, Rai, La7 e Sky, come ben sappiamo non sono sempre accessibili a tutti. In cifre, uno spot di soli 30 secondi ha un costo compreso tra i 13 mila (Sky) e 110 mila (Mediaset), mentre se ci affidiamo a un agenzia di video marketing, i prezzi variano da un minimo di 500 (animazioni stile cartoon) a un massimo di 10 mila (video professionale).
Da evitare, sono poi i lanci su tv locale, limitati al solo territorio e in genere considerati di scarsa qualità dai telespettatori.
Altro punto fondamentale, è la difficile misurazione dei risultati ottenuti. Il social video marketing fornisce numerose informazioni sul destinatario del messaggio. Per fare qualche esempio, è possibile conoscere età, sesso, geo-localizzazione, numero di visualizzazioni totali, orario di visita più frequente, numero di utenti che sono venuti in contatto con il nostro sito, numero di utenti che hanno ascoltato la "call to action" e così via. Lo spot televisivo, al contrario, fornisce limitate informazioni sui telespettatori. Si parla infatti, di una diffusione casuale del messaggio pubblicitario.
Inoltre, la scelta del piccolo schermo richiede ulteriori ricerche sulla la fascia oraria più idonea, il che implica ulteriori analisi di mercato e quindi altri costi per l'impresa. Con il video marketing non ci sono problemi di orari, il nostro target può accedere al messaggio in qualsiasi momento della giornata, ecco perché parlo di "loop", ovvero un messaggio vedibile 24/24, 7 giorni su 7.
Da considerare è anche la complessità del messaggio pubblicitario. Nel caso di uno spot televisivo bisognerà inserire un numero elevato di informazioni, per far si che il consumatore possa percepire al meglio l'offerta presente nel video. Se invece consideriamo il social video marketing, possiamo anche omettere determinati dati, come indirizzo web, numero telefonico e indirizzo fisico dell'azienda, reperibili facilmente attraverso la "landing page" collegata al video stesso. Ecco perché parlo di una maggiore complessità dello spot televisivo rispetto all'online video.
Un'ulteriore differenza sta nell'integrazione tra il messaggio e il web. Lo spot televisivo incorpora sempre collegamenti, in via indiretta, al web. Allo stesso tempo, il social video marketing, permette allo spettatore di entrare nella community aziendale, in modo diretto e con un semplice click. Fattore non così scontato se si pensa alle difficoltà che uno spot affronta nel collegare utente e community.


In definitiva, in questo mio primo post, ho evidenziato le principali differenze tra i due canali comunicativi, considerando elementi come la spesa di realizzazione e il raggio di diffusione, ma anche altri fattori, non sempre economici, ma di considerevole importanza per un'impresa. 

Ora tocca a voi, spot o social video?